Questa serie di immagini fanno parte di uno studio riguardante, appunto, gli incroci stradali e i luoghi di parcheggio. Uno studio che, oltre a soffermarsi su luoghi importanti della nostra società, si sofferma anche su un ambito antropologico, architettonico e sociale. L’incrocio è un qualcosa in cui siamo obbligati a passare, ma a cui non possiamo dedicare una grande scoperta visiva in quanto è un luogo dedito al puro transito umano, ed essendo molto dinamico risulta difficile soffermarsi a “contemplarlo”. Il parcheggio dall'altra parte è quasi antitesi dell'incrocio: sono luoghi temporanei dove si trova “riparo” ma di conseguenza anche dei non luoghi in quanto sono spazi vuoti, un qualcosa come un porto su terraferma, una tappa dinamica che si tramuta in una forte staticità temporale, risulta quindi più facile osservarlo in toto e soffermarsi a controllarlo visivamente. Arrivando al nocciolo del progetto: la mia è una visione fotografica sul “non visto” di un luogo prettamente antropocentrico e quotidiano, una visione che riguarda l’essere umano in sé e le sue dinamiche interne ed esterne rispetto all’ambiente quotidiano circostante, rispetto a confronti interpersonali (a volte molto distaccati per via del mezzo di spostamento), rispetto all’architettura stessa con le sue forme e l’architettura in connessione al rapporto con le persone e il loro ambiente. L’idea è nata anche grazie alle piccole dimensioni del paese in cui abito e dalle grandi dimensioni di una capitale europea (Berlino) che è diventata come una seconda casa. Non credo che sarebbe potuto nascere in altri paesi di dimensioni maggiori o in altre capitale europee come Roma, perché ci sono variabili che solamente nei piccoli paesi di provincia con grande affluenza turistica stagionale si hanno; in quanto durante la stagione estiva sono visti come l’isola del tesoro (i parcheggi) ma appena si avvicina la fine dell’estate si tramuta tutto in spazio vuoto/presente. L’interesse parte dalla concezione generale che si ha di questi spazi cittadini, perché possono essere di mille forme e tipi, possono essere anche spazi d’aggregazione che segue le stagioni, nei parcheggi più nascosti si possono anche trovare angoli che comunicano una certa intimità. Se si guarda oltre la generalizzazione di questi spazi si può ritrovare un via vai di un’umanità un po’ balzachiana, un po’ una dinamica commedia umana a volte teatrale, dove si litiga o si ride, dove si ha comunque un concentrato di sentimenti. Nelle foto di questo progetto ci saranno spazi vuoti perché non vorrei influenzare il lettore sul “momento decisivo”, al contrario deve essere un flusso continuo del tempo, nella foto non ci sarà un momento preciso ma ci sarà una lettura del prima e del dopo, il lettore dovrà pensare che quel posto era occupato oppure che sarà da occupare, dovrà essere visto come un flusso di umanità che si può ritrovare nel passato come nel futuro.
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